DIRITTI D'AUTORE
Questa NEWSLETTER DI ECONOMIA nasce da un’idea di Intrapresa Centro Studi di Confimi Industria Bari Bat Foggia ed è scritta da Emilio Meneghella. Si legge in tre minuti e racconta di clausole incredibili e stranezze da star.
Questa newsletter si legge in tre minuti e parla e rendiconta gli investimenti in diritti d’autore della musica.
Era il 2018 quando a Londra Merck Mercuriadis (classe 1963) fondava il fondo d’investimento Hipgnosis, con la mission di acquistare canzoni. Ossessionato dalla musica e con rapporti personali molto ramificati nel settore, Merck proponeva agli investitori istituzionali i diritti d’autore dei brani musicali come modo per ottenere rendimenti affidabili e simili a quelli delle obbligazioni. La sua offerta sembra convincente? La musica è –secondo lui- un investimento migliore del petrolio e migliore dell’oro, che può permettere agli investitori di trarre vantaggio da un settore “in espansione”. Hipgnosis era arrivato a possedere in portafoglio i diritti d’autore di 65.000 brani; tra gli altri, i pezzi di Barry Manilow, The Pretenders, Chic, Fleetwood Mac e Bon Jovi (vedi più avanti).
Succede che i diritti d’autore sono asset veri e propri, il cui valore è correlato alla vendita dei brani di un determinato catalogo, al numero di cessioni delle licenze (anche territorialmente differenziate). Oggi le library musicali dei social crescono in ogni dove: dalla statunitense Instagram alla cinese TikTok. Si calcola che per ogni dollaro generato dall’industria della musica digitale, il 60% circa vada all’etichetta e all’interprete, il 12% circa a case discografiche ed autori (se ancora in possesso dei diritti). Gratis esiste, ma solo se cantiamo sotto la doccia!
“Coming into the music industry, even when I was a kid, one thing I learned is timing is everything. You being prepared is everything”. (Kelly Rowland, American singer, actress, and television personality). Buona lettura!
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Newsletter – Ottobre 2024
I tre players più grandi
Quando si tratta di mercato della musica, tre sono le società che contano davvero:
- Universal Music Group;
- Sony Music Entertainment;
- Warner Music Group.
Insieme, queste tre potenze controllano il 68% del mercato mondiale. È difficile immaginare un artista che riesca a fare qualcosa di grande senza attirare l’attenzione di almeno uno di questi titani dell’industria. Ma la loro influenza non si ferma alla musica registrata. Anche nel settore dell’editoria musicale, dove sono gestiti i diritti delle composizioni, dominano Sony, Universal Music Publishing e Warner Chappell Music, con una quota di mercato combinata pari al 58%. Dal momento in cui una canzone è scritta fino al momento in cui viaggia sulle onde radio, sono queste le major che decidono e muovono i fili.
Un esempio di risultati del 2024
One Media IP, gruppo specializzato in royalties musicali che detiene i diritti di proprietà intellettuale di canzoni di artisti come Take That, Gloria Gaynor e Louis Armstrong, ci riporta cifre positive per i primi sei mesi del 2024:
- i ricavi sono cresciuti sino a 2,8 milioni di sterline;
- la maggior parte di questi proventi (2,6 milioni di sterline) è stata generata dalle royalties sulla proprietà intellettuale;
- l’EBITDA ha registrato un incremento del 14% a 0,9 milioni di sterline.
Il CdA del gruppo ha dichiarato che questa crescita è stata in gran parte guidata dalla gestione focalizzata su efficienze di costo e dall’uso di un software anti-pirateria in grado di rilevare la violazione digitale del copyright. Inoltre, a gennaio di quest’anno il gruppo ha lanciato in via sperimentale una nuova etichetta discografica, “The Carolean”, per cavalcare l’esplosione delle vendite dei dischi in vinile (per le quali si prevede una crescita annua del 7,1% nel periodo 2024-2032).
Lo shopping di Blackstone
Blackstone Inc. è una società di gestione di investimenti alternativi fondata nel 1985 con sede a New York, USA. A maggio 2024, con più di 1 trilione di dollari di attivi gestiti in totale, Blackstone confermava di essere la più grande società di investimento alternativo a livello globale.
A luglio 2024, Blackstone ha completato l’acquisizione da 1,6 miliardi di dollari di Hipgnosis Songs Fund (HSF), ponendo fine –a sei anni dalla sua nascita- al fondo d’investimento quotato a Londra. L’acquisto ha permesso a Blackstone di consolidare i suoi interessi nei diritti della musica di alcune star importanti, tra cui Justin Timberlake, Kenny Chesney e Justin Bieber.
È interessante ripercorrere i passi compiuti da Hipgnosis, guidato dal suo ideatore e fondatore Merck Mecuriadis, già citato. Quotata in borsa l’11 luglio 2018, ha subito raccolto 200 milioni di sterline per iniziare la ricerca ed acquisizione di cataloghi musicali di alto profilo. Attraverso i successivi aumenti del 2019, 2020 e 2021, Hipgnosis ha raccolto un capitale totale di quasi 1,3 miliardi di sterline. Nel marzo 2020, è diventato un componente del FTSE 250, un indice di borsa che include le società quotate a Londra e classificate dalla 101ma alla 350ma. Mentre l’industria musicale si impennava sulla scia della crescita dello streaming, l’essere quotata impediva a Hipgnosis di raccogliere capitale aggiuntivo per acquisire più cataloghi (ostacolo dato dal prezzo delle azioni deflazionato). Seguiva uno stallo nei risultati economici che dava a Blackstone la possibilità di comprare, battendo l’unico secondo offerente (Concord).
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